Il deputato socialista Giacomo Matteotti (1885-1924) aveva coraggiosamente denunciato il violento sistema di potere che faceva capo al governo fascista. Il 10 giugno 1924 fu rapito dalla polizia segreta e il suo cadavere ritrovato due mesi dopo.
Il periodo tra il rapimento di Matteotti (10 giugno) e il ritrovamento del suo cadavere (16 agosto) segnò il definitivo passaggio all’opposizione di Luigi Einaudi, fino a poco tempo prima schierato con gli altri liberali a favore dello Stato fascista. Il 6 agosto 1924 scrisse sulla prima pagina del «Corriere della Sera» un articolo nel quale denunciava il silenzio colpevole di finanzieri e industriali di fronte alla repressione continua e violenta del fascismo nei confronti degli oppositori.
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Un anno dopo la morte del deputato socialista, Einaudi scrisse:
“Certamente Matteotti esercitò liberamente il suo diritto di critica sui provvedimenti dei governi avversari e principalmente su quelli del partito oggi al potere. Le sue critiche, le quali furono spesso acerbe e talvolta si indirizzarono anche a convincimenti da me manifestati, appartengono al tipo di quelle le quali trovano la loro naturale soluzione nel pubblico dibattito. […] Matteotti difese sino all'ultimo giorno di sua vita il diritto alla critica; poiché sapeva che l'elevazione delle classi lavoratrici, da lui amate e difese, non poteva conseguirsi con mezzi incapaci a reggere all'urto della critica avversaria”.
da: Matteotti finanziere, in Giacomo Matteotti nel I anniversario del suo martirio, a cura del Comitato centrale delle opposizioni, Roma, Tipografia L. Morara, 1925, pp. 19-23.
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